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Lettera di genitori di Antonio Cerezo. 20/04/07

domenica 29 aprile 2007, di Comité Cerezo México

A chi di competenza

Conoscendo la velata censura che esercita il governo panista, e l’autocensura di alcuni mezzi di comunicazione per paura e per il rischio di perdere il loro posto di lavoro, da parte di alcuni giornalisti, corrispondenti, opinionisti e direttori di alcuni giornali, lasceró in termini generali i destinatari della mia corrispondenza, per evitare molestie non necessarie, prodotte da questa situazione.

Nonostante ció, non smetteró di mandarvi le lettere che scriviamo ai nostri figli con la speranza che ve ne occupiate e le trasformiate in una prova in piú della critica situazione che vivono i prigionieri politici e di coscienza nei penali di massima sicurezza, una prova delle infinite forme che queste “autoritá” trovano per violare i diritti umani.

Non basta mantenerli prigionieri, serve mantenerli come ostaggi in una situazione tanto indegna da spaventare gli altri attivisti sociali del paese, nella ricerca di fermare il movimento popolare che cammina verso una unitá, ogni giorno piú necessaria per porre termine all’ ingiustizia e all’ineguaglianza.

Con il nostro piú sincero ringraziamento alla vostra attenzione

Emilia Contreras Rodríguez e Francisco Cerezo Quiroz.

20 di aprile del 2007

Amori miei, Antonio e Hector, ancora ostaggi dello Stato ed ora di Felipe Calderón Hinojosa, a 5 anni e otto mesi di ingiusta prigione, Emi, Paco e Ale che continuano a lottare per ottenere la libertá dei loro fratelli.

Alla fine ho potuto leggere le lettere che avete scritto, la tua coraggiosa denuncia, Hector, e le tue lettere, Antonio, e come sempre ho avuto il cuore a pezzi. Una volta in piú ho dovuto essere coerente e assimilare dentro di me che la lotta sociale per la giustizia ci mette davanti, a tutti noi che la stiamo combattendo, se ci va bene, i pericoli della prigione -con tutto quello che questa comporta- e se ci va male la scomparsa forzata o la morte, come papá ha sempre detto.

In quest’anno ho fatto una torta per celebrare tutti i compleanni che non abbiamo passato assieme, l’ho fatto proprio perché hai compiuto 30 anni, 30 anni da quando sei arrivato nelle mie braccia, e ti ho coperto con tutto l’amore che era possibile dare, e ti ho ricordato, grassotello e di colore sabbia del mare, come direbbe una compagna che mi manca. Ho ricordato le tue grazie, le tue prime parole, quando mi hai fatto la pipí in viso mentre ti cambiavo il pannolone, il tuo pianto alle sei del mattino che come un orologio emettevi, quando, ormai grandicello, non ti davo rapido il tuo biberón. E dopo ho ricordato i tuoi primi passi, e piú avanti ancora quando gli reggevi il biberón a Hertor, che é come lo chiamavi, o quando sempre da piccolo volevi aiutare altri piú piccoli a pronunciare le parole, ti ricordi? E quando cominciasti le elementari a cinque anni e scopristi che un vicino non sapeva leggere e tu, molto dotto, gli dicesti che tu giá sapevi farlo e saresti stato suo maestro e gli avresti insegnato...

Mio Antonio come dimenticare le letture che facevamo? o quelle che facevo io e poi ti raccontavo come storie per mostrarvi che tutto era possibile, o quasi tutto, se ve lo proponevate?come dimenticare?
E poi é arrivato Hertor, come lo chiamavi, con il suo volto affilato, sempre silenzioso, quasi non piangeva per nulla, paziente e osservatore, un bambino piccolo, dalla pelle chiara, che a tutti i costi volevi caricarti tu perché “eri giá grande”

Hector, piccolo mio, con 28 anni e di questi cinque in prigione, tanto osservatore da piccolo, anche tu mi hai “battezzato” non una ma varie volte, tanto serio e tanto testardo in tutto quello che facevi. Ricordo che quando nacque Ale, e ritornai a casa con un altro piccolo, ti trovai ammalato e fu necessario che ritornassi all’ospedale ma questa volta con te, ti diedero siero e ti curarono come era necessario, peró nel momento in cui l’infermiera cercó di metterti il pannolone, non glielo permettesti e con i tuoi soli due anni le dicesti arrabbiato: “io non uso pannoloni perché non sono piú un bambino”. E quando ti diedero il latte in un biberón fu ancor piú grande il tuo malcontento perché tu non lo prendevi piú nel biberon perché giá eri grande. Durante la tua permanenza in ospedale non lo hai mai fatto, ma al ritorno a casa ti domandai cosa volevi bere e mi dicesti latte, te lo diedi e come un naufrago beve l’acqua tu bevesti il tuo latte, e come ci costó perché tu imparassi a perdere quando giocavamo e eri cosí arrabbiato. Ricordi quando a tre anni sei andato solo dall’asilo a casa perchè non ero arrivata in tempo per te? E poi quando nel pentathlon correvi come quelli più grandi di te afferrandoti alla cintura di Emiliana per sopportare le salite? E quando sei sfilato nel penta a quattro anni e ti caricavano nelle spalle perchè ce la facessi, e raggiungendo il luogo in cui stavano le autorità, potessi prendendere il tuo posto come sergente e dessi gli ordini al tuo plotone che ti aveva aiutato prima? E più tardi, quando alle nazionali di lotta olimpica rappresentaste la UNAM e non ti arrendesti perchè “già eri universitario” e non potevi perdere? Miei amori, quanti ricordi di infanzia, quanti ricordi di tutti gli anni in cui siamo stati assieme. Come dimenticare?

No, mai. Sarebbe necessario impazzire dal dolore o morire, e anche così i ricordi rimarrebbero in tutti noi e in chi ci ha conosciuto, nel bene e nel male. Anche se credo che per i più fu nel bene, come dici bene Antonio, perchè il tempo aiuta a riflettere e a maturare mettendo le cose a suo posto, assumendo le responsabilità che corrispondono a ciascuno per superare pesi reali o supposti. Il tempo cura tutto a meno che non lo desideri o tu non abbia salute mentale.

Miei amori, e che dire di te, Emi, di Paco e di Ale? Non smetterei mai, così che basti per ora perchè ci sono cose molto più importanti che i ricordi personali, ci sarà tempo per questo e per di più. E comunque continuiamo a parlare della memoria, però della memoria collettiva, che lo stato cerca di cancellare ad ogni costo. Un esempio? la morte di Pavel Gonzàlez, un 19 aprile come ieri, devo dirvi che speravo che qualcuno lo menzionasse e non ho trovato riferimenti al rispetto, cosa che mi dispiace perchè è stata una morte prodotta della lotta per la giustizia. Questo non deve succedere, per questo motivo faccio una richiesta a tutti gli attivisti impegnati perchè non smettano di menzionarlo e mando un abbraccio forte, molto forte a Mario e Lourdes, genitori di Pavel e la mia completa e incondizionale solidarietà per una perdita tanto significativa e irreparabile per loro e per la società, visto che allo Stato conviene di più che muoiano i giovani per overdose o nel regolamento di conti della delinquenza organizzata piuttosto che si mettono inseriscano nelle lotte sociali del popolo messicano.

Un abbraccio emotivo anche per Angel e Graciela genitori di Alexis Benhumea, altro giovane esemplare, che perse la vita nelle mani delle forze repressive dello stato, nella repressione dell’indomito e valoroso popolo di San Salvador Atenco, in questo primo anniversario della sua morte, vada a loro tutta la mia solidarietà incondizionale e quella della mia famiglia.

E ai familiari della signora Ernestina Ascencio Rosario, le mie condoglianze sincere, perchè indipendentemente dal processo che hanno iniziato le autorità di Veracruz e il titolare della CNDH, sappiamo bene quali sono gli antecedenti delle azioni dei militari. Attualmente hanno ripreso la violenza a uomini e donne come una scalata in più nella loro Guerra di Bassa Intensità, con la quale loro intenzione è terrificare la popolazione, e vessarla fino al punto in cui si paralizzi. Cosa che però non riusciranno a fare, ne ora nè mai, perchè mai potranno capire che per i genitori, i figli, la famiglia, il popolo, la volontà di raggiungere la giustizia è indomabile.

Ma ancora non finisco. Mi manca ancora ricordare che i responsabili di queste atrocità continueranno a essere coloro che in quel momento furono nel governo messicano servi del sistema e dello Stato. Felipe Calderòn Hinojosa, Francisco Ramírez Acuna, il generale Guillermo Galvàn Galvan, e Josè Luis Lagunes Lòpez che funge da Direttore del sistema penitenziario federale, usurpatori, illegittimi e responsabili diretti del mantenere i miei figli come ostaggi nella prigione di alta sicurezza dell’Altiplano, e come loro tutti i prigionieri politici e di coscienza che il loro servilismo e il loro autoritarismo ha determinato, mentre continuano a criminalizzare la lotta socale nel nostro Messico.

Attraverso la presente faccio una richiesta urgente a tutte le forze politiche e sociali di sinistra, perchè mettendo a lato vecchi rancori e contraddizioni di qualunque tipo riescano a raggiungere un accordo generale per la commemorazione di questo primo di maggio e dello sciopero generale. Visto che se la destra, malgrado le sue contraddizioni si unisce in un determinato momento e contro gli interessi della maggioranza del popolo; la sinistra o le sinistre, come piaccia chiamarci, abbiamo non solo l’obbligo morale, bensì il dovere di unirci in difesa della stessa maggioranza, e di scrivere la storia dei passi che dovremo compiere per trasformare questa società in una migliore, dove la giustizia, la dignità e la solidarietà non siano solo principi nè lettera morta, ma una realtà.

Mando un saluto alla signora Trini, sposa di Ignacio del Valle, e a sua figlia America, così come a Mariana Selvas, perseguitata politica la prima, prigioniera di questo regime l’altra, a tutte le prigioniere di Atenco e Oaxaca, a tutti, senza eccezione, quelli che in questo momento stanno sollevando una battaglia per la libertà dei prigionieri politici del paese.
Un saluto al secondo foro universitario per la libertà di tutti i prigionieri politici, che ha luogo in questo giorno, e un saluto al Comitè Cerezo (e molti mancano).

Per concludere faccio un invito esplicito al rappresentate de la Commissione Interamericana di Diritti Umani, perchè nella sua prossima visita in Maggio, non solo visiti le prigioni di massima sicurezza in Messico, ma anche intervisti i prigionieri politici e di coscienza che vi si trovano, li saluti- anche se gli rimarrà la mano che sa di uovo- e comprovi personalmente le violazioni e vessazioni che giornalmente questi prigionieri soffrono.

Per la libertà di tutti i prigionieri politici e di coscienza!

Emilia Contreras Rodríguez y Francisco Cerezo Quiroz, genitori di Antonio e Héctor Cerezo, ostaggi dello Stato ancora prigionieri e di Emiliana, Francisco e Alejandro Cerezo del Comité Cerezo.

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