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Il Messico, uno "Stato terrorista"

Martes 4 de septiembre de 2012, por Comité Cerezo México

Nel rapporto del Comité Cerezo México documentate 970 detenzioni a carico dei difensori dei diritti umani e dei lottatori sociali in sei anni, 158 nell’ultimo anno e mezzo. Sessantaquattro, invece, risultano desaparecidos. Settanta le esecuzioni "extragiudiziali" dal 2008 al maggio 2012

Uno Stato terrorista il Messico di Felipe Calderón, presidente della Repubblica in carica fino al dicembre di quest’anno. In quella che è la tredicesima economia al mondo, sarebbero 970 le persone detenute per motivi politici nel corso del “sessennio” di governo da parte dell’esponente del Partito di azione nazionale (Pan), secondo quanto documenta il rapporto sulle violazioni dei diritti umani nel Paese, realizzato dal Comité Cerezo e dedicato -in particolare- alle strategie messe in campo contro lottatori sociali e difensori dei diritti umani: 64, infatti, sarebbero coloro che sono scomparsi (i “desaparecidos”), mentre sono almeno 70 (dal 2008) le esecuzioni extragiudiziali documentate.

Il Comité Cerezo México, che pubblica il rapporto, è un’organizzazione per i diritti umani nata nel 2001 dopo che i fratelli Alejandro, Héctor y Antonio Cerezo Contreras vennero arrestati, torturati e rinchiusi in carceri di Alta sicurezza.

L’analisi del Comité dettaglia, in particolare, i casi registrati nel periodo “gennaio 2011-maggio 2012”, ovvero nell’anno e mezzo che ha preceduto le elezioni presidenziali che nel luglio 2012 hanno visto prevalere Enrique Peña Nieto, del Partito rivoluzionario istituzionale (Pri). Secondo il documento, sono 158 i difensori dei diritti umani detenuti in 16 mesi, la maggior parte dei quali negli stati meridionali del Paese (37 in Chiapas e 22 in Oaxaca). Gli arresti sono stati settantotto fino a dicembre 2011, e ben 80 nei primi cinque mesi del 2012. Molti dei detenuti vengono poi liberati, in attesa di processo, dietro il pagamento di una cauzione. Questo, sottolineano gli analisti del Comité Cerezo, è un modo per “imporre un’immobilità politica, dato che coloro che sono liberi ’per cauzione’ si guarderanno bene dal ’violare la legge’, e di non esercitare pienamente il diritto alla protesta sociale, perché in tal caso non potranno sfruttare nuovamente la possibilità di una libertà provvisoria in vista del giudizio”. Ben 29 sono state, invece, le esecuzioni extragiudiziali nei confronti dei difensori dei diritti umani: 17 nel corso del 2011, e ben 12 nei primi cinque mesi del 2012. 20 casi riguardano gli Stati di Guerrero e Oaxaca, nel Sud del Paese. Il 59% dei casi documentati vede come autori gruppi paramilitari o forze di polizia.


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